Mastoplastica Additiva

Cosa è la Mastoplastica additiva

L’intervento di mastoplastica additiva prevede l’inserimento di una protesi in sede mammaria o sotto la ghiandola oppure al di sotto del muscolo gran pettorale. In moltissimi articoli e siti troverete ben descritte le vie di accesso per l’inserimento degli impianti ossia quella sottomammaria, quella periareolare e quella tran ascellare, e quindi non credo sia necessario riproporlo ancora.
Quello che vorrei sottolineare sono alcuni aspetti che reputo molto importanti quando una donna si appresta ad affrontare questo intervento.

  • Il tipo di protesi: a tutt’oggi le protesi che hanno maggior diffusione sono quelle al silicone con superficie ruvida e gel interno morbido e coesivo. Sono quelle che offrono maggiori garanzie e un esperienza enorme. La loro forma e la loro misura permettono di scegliere su una gamma vastissima di soluzioni. Esistono anche altre protesi, ma meno usate, mi riferisco a quelle in silicone ma riempite di soluzione salina o quelle in gel di silicone con un involucro di poliuretano. Queste ultime hanno diversi estimatori in quanto riducono la possibilità della formazione di una capsula periprotesica (vedi), sono fisse e l’involucro esterno in poliuretano va incontro a un progressivo deterioramento.
  • Durata della protesi: tutti gli impianti chirurgici vanno incontro ad usura e quindi anche le protesi. Vi è una leggenda metropolitana (ce ne sono molte sulle protesi mammarie …!) che dopo 10 anni devono essere cambiate. In realtà dopo 10 anni termina la garanzia che alcune ditte produttrici fanno sui loro prodotti. Certo che prima o poi devono essere cambiate o rimosse. Dopo quanto tempo non è prevedibile.
  • Capsula periprotesica: è la reale problematica che si può avere con questo tipo di intervento. La capsula periprotesica è la “cicatrice” che avvolge la protesi mammaria ossia la reazione del nostro organismo nei confronti di un corpo estraneo. E’ quindi un processo biologico che si forma sempre e gli impianti mammari sono stati studiati in modo che questa reazione sia la più sottile e morbida possibile. A volte però questa reazione è particolarmente esuberante e diventa una pellicola spessa, dura e retraente che può evidenziare la protesi delimitandola dal resto della ghiandola e addirittura distorcerla modificandone il profilo e la forma. Fortunatamente questi casi sono molto rari e non sono prevedibili, dipendono in gran parte dalla reazione individuale e a tutt’oggi non è chiaro il meccanismo biologico. Sicuramente un ematoma, o una infezione favoriscono queste reazioni indesiderate. In questi casi si deve ricorre ad un nuovo intervento che prevede la rimozione parziale o totale della capsula periprotesica e l’inserimento di un nuovo impianto.

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